VERSO UNA NUOVA DEMOCRAZIA CRISTIANA di Ferruccio Grechi


Riflessioni di un uomo libero non condizionato da media e talk show

Pochi giorni orsono si è tenuto a Milano presso la Fondazione Corriere della Sera un dibattito sui 50 anni della Democrazia Cristiana e i tre esimi professori relatori, pur riconoscendo il valore storico della DC ed il suo impegno verso il paese in un cinquantennio, ne hanno recitato un “deprufudis” alla memoria annunciandone un impossibile rinascita.

Gli elementi più significanti del convegno hanno riguardato una comparazione tra Don Sturzo e De Gasperi (in epoche differenti ) ed il loro rapporto con il Clero; l’intuizione di  De Gasperi sulle necessità reali dell’Italia ed il tacito accordo rispettato con le sinistre che ha permesso per un trentennio una continuità di governo senza eccessive conflittualità; è stato anche riservato uno spazio minore alla disgregazione che è incominciata dopo Moro ed è finita col ’92.

Anche oggi a Roma, vi è stato un convegno a cui ha partecipato il conglomerato politico (Api, Mpa, Fli, Udc) che unitamente agli esuli DC della sinistra e della destra rappresentano lo scempio fatto della DEMOCRAZIA CRISTIANA dopo il 92 e la diasporea per individuare un potere personale e per protagonismo.

Come è stato giustamente rilevato a Milano i  Cattolici Cristiani sono presenti in tutto il panorama politico, anche se molti preferiscono la denominazione di “Laico” per poter meglio schierarsi politicamente, sia a destra, sia a sinistra, sia in un centro che non esiste in un parlamento bipolaristico moderno.

Anche un’altra carenza è stata messa in evidenza: la mancanza di scuole politiche (erano oltre cetocinquanta in passato)  che siano in grado di formare degli statisti e non solo degli scaldapoltrone improvvisatisi politici.

Se si riflette su questa sintesi, si arriva ad una sola conclusione relativa alla rinascita della Democrazia Cristiana: riflettere sulle problematiche insorgenti in Europa e le interconnessioni con quelle italiane per un prossimo ventennio e trasformarle in una cultura basata su valori morali ed etici.

Solo da questa riflessione possono nascere intuizioni lungimiranti come quelle degasperiane del passato; creare nuovi statisti e non blateranti politici, perché solo gli statisti hanno a cuore il bene del Paese anche se possono commettere anche loro errori di iper o sotto valutazione.

Per ricreare lo stesso spirito di coesione del passato, necessita un continuo flusso tra base e vertice e viceversa; la meritocrazia nella dirigenza; un Comitato di studi sociopolitici ed economici che individui le tendenze e le trasformi in linee programmatiche da sottoporre alla base ed imporle politicamente; reti di cooperative, associazioni ed imprese che possano essere laboratori di incubazione delle nuove proposte e ne favoriscano la diffusione col passaparola; un osservatorio permanente che promuova la ricerca continua di nuove soluzioni per un adeguamento al mutarsi degli eventi.

Solo con strategie lungimiranti e studi di fattibilità mirati la nuova Democrazia Cristiana può risorgere dalle ceneri; solo premiando la meritocrazia ed il confronto può differenziarsi; solo trovando coesione, partecipazione e finanze può essere trasformata in un impresa socio-politica, no- profit, in grado di competere in una società globale ed una concorrenza di ideali astratti.

Comments
One Response to “VERSO UNA NUOVA DEMOCRAZIA CRISTIANA di Ferruccio Grechi”
  1. Angelo Sandri ha detto:

    Nel ripresentare e far conoscere all’opinione pubblica il rilancio della Democrazia Cristiana in Italia, molto opportunamente – a mio avviso – sottolineiamo che si tratta di un rilancio sia politico che operativo ed organizzativo del nostro partito.
    La serie di conferenze promosse a MIlano dalla Fondazione del Corriere della Sera sulla D.C. e più in generale sull’impegno politico dei cattolici (l’ultima avrà luogo martedì prossimo 22-11-2011) par di capire abbia intenti culturali e si propone, tutto sommato, di evidenziare i risultati importanti che sono derivati dalll’attività di Governo della D.C. e più in generale dalle presenza attiva dei cattolici democratici nella vita politica italiana.
    Viè però l’intento di commemorare un morto …. che rifiuta la commemorazione in quanto è tuttora ben vivo e vegeto. Per averla vinta in questa non secondaria diatriba dobbiamo agire appunto su due binari. Da un lato intensificare le riflessioni sul da farsi per affrontare la difficile contingenza (ma quando mai non è stata difficile…) del nostro Paese. Dall’altro industriarci di irrobustire il nostro partito dal punto di vista organizzativo per dar modo al più ampio numero possibile di cittadini di far sapere del nostro esistere e del nostro agire e rompere quel muro di omertà che circonda la presenza politica della Democrazia Cristiana.
    Io credo che questa battaglia non si vinca se non ci appropriamo di quegli strumenti di comunicazione sociale che hanno permesso già nel recente passato al nostro partito di sopravvivere e che ora potrebbero permettergli una diffusione ben più ampia di quello che consentirebbe l’attuale sistema mass-mediale saldamente tenuto in mano da gruppi di potere ai quali una ri-presenza significativa della D.C. forse non farebbe molto comodo se è vero, come è vero, che la Democrazia Cristiana è sempre state e sempre sarà dalla parte della gente e non del potere costituito.

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